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Projekte

Hier werden neue und aktuelle Ideen umgesetzt 

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Das Team der Società Dante Alighieri Graz ist ständig auf der Suche nach neuen, anregenden Projektideen zur Förderung und Verbreitung der italienischen Sprache und Kultur in Österreich.

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Auch die Mitglieder sind eingeladen sich mit ihren Ideen einzubringen. Kontaktieren Sie uns!

Schreibwettbewerb

Nuovo Cinema Italia 2021

Dante-Kinder

Schreiben hilft!

Nuovo Cinema Italia 2021

Das KIZ RoyalKino lädt in Kooperation mit der Dante Alighieri Gesellschaft in Graz vom 23. September bis 3. Oktober 2021 zu einer Vorführung von italienischen Filmen in Originalfassung mit deutschen Untertiteln ein.

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Weitere Informationen über die Initiative finden Sie in dem beigefügten Programm.

Nuovo Cinea Italia 2021
Scrivi che ti passa

Schreiben hilft!

Der größte Dichter Italiens und Namensgeber der Società hat es uns vorgemacht. Haben auch Sie eine schriftstellerische Ader oder einfach nur Lust Ihr Italienisch auszuprobieren, dann schreiben Sie Ihren Text, sei es Ihr Lieblingsrezept, eine kurze Erzählung, eine Buchbeschreibung oder die Beschreibung eines Ortes, der Ihnen besonders gefällt. Unser Redaktionsteam wird die besten, kreativsten und originellsten Texte mit Italienbezug auf dieser Seite (mit oder ohne Nennung der Verfasser) veröffentlichen.

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Wenn Sie am Schreibprojekt teilnehmen möchten, schicken Sie Ihren Text an office@dantegraz.at mit dem Betreff "Scrivi che ti passa".

Hier sind die Texte unserer Mitglieder und KursteilnehmerInnen:

Le meraviglie di Trieste (di Walter Stenzl)

La posizione di Trieste è probabilmente la più straordinaria di tutte le città del Mediterraneo. Scendendo dalle colline del Carso si vede una grande città portuale distesa in una grande baia. Arrivati al mare, vediamo grandi palazzi triestini che  rievocano l´architettura della Ringstrasse a Vienna. Per più di un mezzo millennio Trieste apparteneva all’impero Asburgico. Ho sentito un triestino dire che sia stata soprattutto l´Austria che ha portato l´italianità a Trieste trasformando un piccolo borgo sloveno in una città portuale importantissima. Siccome l´italiano era la lingua franca dell´Adriatico e di grandi parti del Mediterraneo, di conseguenza la lingua italiana si sarebbe stabilita in una città di porto come Trieste. Nelle regioni suburbane del Carso che circondano Trieste, invece, si sente spesso la parlata slovena. I dintorni di Trieste si distinguono per un paesaggio bellissimo, dove si possono fare  numerose escursioni magnifiche:  andare in bus fino al castello di Miramare e poi fare una passeggiata di 3 ore sul ciglio del Carso con una bellissima vista sul mare fino a Pirano. Arrivati alla fermata del famoso tram funicolare blu, si può poi scendere in centro in tram. Da non dimenticare: i biglietti vanno comprati prima della gita. Si può anche visitare la Val Rosandra con il suo aspetto alpino e con la cascata, poi salire sul Monte Stena o sul Monte Carso con viste panoramiche stupende. Tra Sistiana e il castello di Duino c'è il sentiero Rilke cioè una bellissima passeggiata di un'ora attraverso la scogliera. Rilke scrisse le sue celebri “Elegie duinesi” durante un soggiorno al castello di Duino. A Trieste sono collegati anche molti altri letterati notevoli come per esempio Umberto Saba, Italo Svevo, la sua bisnipote Susanna Tamaro, Julius Kugy, James Joyce o anche Fulvio Tomizza. Nei suoi libri Tomizza dipinge il tormento degli italiani che erano costretti ad abbandonare la loro terra ed emigrare dal Carso e dall´Istria nel secondo dopoguerra. Il passato insanguinato è probabilmente una delle ragioni per cui anche oggi, nell´epoca dell’UE, i rapporti fra Trieste e il suo bellissimo hinterland sloveno non sono così intensi come si potrebbe desiderare. Sebbene molti cartelli nella Slovenia confinante siano bilingui, la collaborazione nel settore del traffico locale  o del turismo lascia molto a desiderare. Che peccato! La città di Pirano, lo scoglio di  Strugnano col panorama di tutto il Golfo di Trieste fino a Grado e le Alpi meritano, per esempio, veramente una visita!

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Maggio 2022

La fessura - un giallo

Riccardo si trovava nel suo negozio al centro di Milano, presso la piazza del Duomo.

Era un venerdì grigio, nebbioso e freddo con un cielo basso, velato. Stava aspettando i primi clienti che avrebbero comprato gioielli come regali di Natale. Il campanello suonò ed entrò un uomo elegante con un vestito colore grigio discreto. Spiegava che cercava un dono per sua moglie Maria, non importava il prezzo.

Riccardo, con grande entusiasmo mostrava i suoi ottimi gioielli molto rari. Il compratore attento era indeciso, ci mise molto tempo a guardare i gioielli e poi decise di portare un’amica il giorno dopo per farsi aiutare nella scelta.

Il sabato mattina, pochi minuti dopo che Riccardo aveva aperto il negozio, con sua sorpresa, l’uomo entrò accompagnato da una bellissima donna giovane vestita di abiti carissimi. Insieme guardarono i gioielli e poi la donna lo aiutò a scegliere una pesante collana di oro con un diamante. Riccardo era più che contento, preparò un pacchetto gradevole con carta da regalo e domandò il pagamento. Sfortunatamente la carta credito non funzionava ed era necessario ritirare denaro dalla banca. Tutti e due scomparirono lasciando Riccardo in attesa. Non fecero più ritorno. Riccardo, deluso, verso sera chiuse il negozio e ritornò a casa.

Il giorno dopo, domenica, era un giorno quasi sacro per lui. Mai accendeva il cellulare, non leggeva giornali, non guardava la TV. Prendeva lo zaino e qualche merenda, si ritirava nelle montagne già coperte di neve. Questo domenica ritornò nel tardo pomeriggio e, avvicinandosi alla sua casa, vide due macchine della polizia. Entrato in casa in tutta fretta, seppe da sua moglie che dei ladri avevano rubato qualcosa dal suo negozio in centro. Prese una doccia fredda, si cambiò e si recò in centro. C’erano agenti di polizia anche nel suo negozio. Il commissario Ceruti poneva domande su domande, sembrava diffidente.

Passava qualche settimana senza che la polizia avesse trovato il colpevole. A metà gennaio Riccardo ricevette una telefonata del suo vecchio amico Leandro di Torino. Leandro raccontò che aveva trovato un annuncio in un giornale locale dove qualcuno offriva gioielli ad un prezzo di favore. Aveva subito connesso l’offerta col furto di Milano e aveva contattato Riccardo.

I due amici decisero di andare all’indirizzo dell’annuncio. Arrivati a Torino lasciarono la macchina presso la stazione e cercarono la strada indicata nel centro. Il numero civico apparteneva a una casa sporca stretta, a tre livelli. Al terzo piano si trovava una sola porta senza nome. Suonarono ma nessuno aprì. Siccome la porta non era chiusa a chiave, entrarono in una piccolissima camera buia con una finestra che dava sul cortile. Di fronte ad un tavolo basso c’era un uomo seduto in una posizione rilassata. Leandro voleva affrontare la vendita dei gioielli ma subito si accorse che l’uomo era morto.

La polizia non trovava nessuna traccia, né impronte, né armi, né qualcosa di scritto. Tutte le impronte erano state cancellate. Ovviamente, il cliente del negozio di Milano, di cui non si sapeva né il nome, né l´indirizzo, era il presunto assassino. Venne fatto un identikit per i quotidiani, dopodiché tante persone telefonarono alla polizia pretendendo di aver visto questo tizio all’aeroporto.

Il commissario Ceruti ricordava una lite violenta e sanguinosa che era accaduta qualche settimana prima a Milano a mezzanotte fuori dal negozio di Riccardo. I due uomini coinvolti erano riusciti a fuggiti. Non furono trovati ma il commissario si ricordava di aver sentito le parole COLLANA PIZZO COLPI. Le investigazioni, però, non portarono a risultati concreti.

Riccardo, però, si rifiutò di accettare questa situazione, quel caso irrisolto e, con l’autorizzazione del commissario Ceruti, si recò all’appartamento di Torino dove avevano trovato il corpo. Perquisiva la camera di nuovo, sperando sempre di riportare alla luce una prova lampante. Aveva quasi perso la speranza, quando con la torcia dava un ultimo sguardo intorno alla camera e scoprì un minuscolo punto scintillante dentro una fessura del pavimento. Subito tolse un pezzo di legno e vide la collana rubata con attaccato un foglietto di carta con un indirizzo di Bogotá.

L’ indirizzo era quello del cliente sconosciuto di Milano. Interrogato dalla polizia insistette sulla sua innocenza. Disse che non aveva ucciso nessuno a Torino e che non era in possesso di gioielli rubati.

Sul suo cellulare la polizia trovò, però, questo messaggio “QUANDO MI SEGUIRAI, FRANCESCA? TI ASPETTO, HO LASCIATO DIETRO QUELLO CHE VOLEVI “.

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7 dicembre 2020

1° gennaio 2021

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È il 31 dicembre 2020:

L'anno sta finendo e come al solito a San Silvestro vorrei fare una retrospettiva su tutti gli avvenimenti di quest'anno. Il mio diario mi aiuta a ricordarmi, un libro pieno di esperienze. Leggendo pagina dopo pagina tutto mi ritorna in mente.

Wow !! Specialmente la primavera era emozionante e ho scritto tantissimo:

 

2.5.:

Il governo austriaco ha pubblicato la statistica attuale: L’economia prospera e il tasso di disoccupazione scema in continuo.  Se continua così fra poco l’AMS avrà molto meno lavoro e io rischio il licenziamento? Sarò una persona disoccupata! Non me ne frega niente....la mia pensione è gia in arrivo...!

 

9.5.:

Partita di calcio nella Merkurarena a Liebenau: Sturm Graz contro Rapid Vienna. Lo stadio totalmente pieno, più di 15.000 spettatori, che grande atmosfera!  Un fallo...un fischio...e un rigore per i nostri nerobianchi nell'ultimo minuto...1:0...abbiamo vinto!!! Che grida di gioia! Persone che non si conoscevano si sono abbracciate e si sono scambiate baci ! Meno male la mia sconosciuta vicina di posta era una donna bellissima...Cosa sarà più memorabile ? Il risultato o questo bacio ? Devo scrivere questo testo il 10.5., ieri dopo la partita abbiamo fatto le ore piccole, probabilmente con troppe birre...non ne parliamo! 

 

11.5.:

Festa di apertura della mia palestra: Dopo un allenamento faticoso offrono un grande buffet di antipasti e panini imbottiti. Che seccatura! Se c'è qualcosa di gratuito, tutti vengono e si comportano come avvoltoi. Davvero un pigia pigia, quasi un combattimento per i panini. Tutti scemi!!! Anch'io...sono andato al buffet quattro volte! 

 

15.5.:

Società Dante Alighieri: Una conferenza su „La storia di Venezia“ con Andrea Gilli. È un tipo simpatico, un bel pezzo di uomo. Dunque c'erano tante donne nel pubblico!?  Non ho capito tutto ma tuttavia è stato interessante e inoltre è sempre un grande piacere incontrare i conoscenti della società.

 

16.5.:

Era ora!!! Ho dovuto di aspettare per un anno intero! Oggi si fa l’Eurovision Song Contest....la trasmissione TV comincia fra due ore: non dimenticare.....le bandiere, quella austriaca e quella italiana...le birre, alcuni stuzzichini ...le patatine salate, gli arachidi..e una bottiglietta di spumante per celebrare la vincitrice o il vincitore. È giunta l'ora!!!

 

17.5.: L‘Islandia ha vinto, l'Italia sesta, meglio non parlare dell’Austria! 

  

 

22.5.:

Venerdi, un giorno di ponte: Oggi sono andato a Vienna con il FlixBus per visitare il museo tecnico. Brutta idea, brutta scelta! Il museo era pieno di bambini in uscita di classe di una scuole elementare. Che rumore, che schiamazzo! Come mi danno fastidio questi marmocchi screanzati! Una insegnante mi raccontava, che a Vienna è uso, che tutte le scuole elementari fanno una gita scolastica e vanno ai musei in questo giorno dopo la festa dell’Ascensione del Signore. Non lo sapevo!!! Ma non me lo dimenticherò mai...

 

 

24.5. - 6.6.:

Che gioia!!! La mia vancanza studio a Trieste! Di nuovo ero uno studente della Piccola Università Italiana! Già per la sesta volta e effettivamente mi dovrei vergognare di non sapere parlare meglio l’italiano. Lasciamo perdere ... È stato un piacere rivedere tanti amici e conoscenti durante le lezioni istruttive e emozionanti. Finalmente andare al bar italiano, bere cappuccini al banco, godersi il profumo del mare...e tantissime altre avventure!

Insieme con gli studenti, venuti da tutto il mondo: dal Giappone, dalla Cina, dagli Stati Uniti, dalla Svizzera, dalla Germania, dall'Australia, dalla Finlandia e così via... 

 

2.6.:

Festa della Repubblica: festeggiamo insieme a Trieste con le Frecce Tricolori, un suggestivo volo sopra Piazza dell'Unita a Trieste, con i colori della bandiera e con una folla giubilante in piazza. Che emozione!

 

11.6.:

Corpus Domini: Le nozze della mia nipote di zio. Eravamo in 80! Che grande festa. Mi sono divertito un sacco a rivedere e abbracciare così tanti parenti amati, tranne mia sorella, questa rompicoglioni!  Proprio lei voleva anche ballare con me. Non so ballare bene, ma ho ballato con tutte le donne, anche con mia sorella; ero un po' brillo ... lo confesso! 

 

14.6.:

McDonalds presenta una nuova torta di McCafe: Una torta lamponi e stracciatella....Un altra festa per un ghiottone come me: gustosissima, deliziosissima, divina! Una affluenza record al McDonalds, tutti i posti erano occupati. Mi sono dovuto di sedere all'aperto nel prato ... con le formiche ...! 

 

20.6.-22.6.:

Ho fatto una visitina a Zurigo, andata e ritorno con il Nighttrain. Dormendo nello scompartimento ho passato il confine ... senza essere controllato. Grazie ad un'Europa unita! Era ora di rivedere i miei amici a Zurigo. In luglio verranno a Graz; non vedo l'ora. 

 

26.6.:

La prima del nuovo film di James Bond: "No time to die" – l’hanno dato ieri al Cineplexx, e io ci sono stato!!! È davvero uno scoop, avvincente come sempre, Daniel Craig in piena forma e alcune scene girate a Matera: Un caccia all'uomo in moto ! Mi piacerebbe rivederlo una seconda volta nei prossimi giorni ... se mi riesce di trovare un biglietto, i posti a sedere sono quasi esauriti!

 

 

È il 1 gennaio 2021:

Mi sveglio con il mal di testa e i pensieri sottosopra, vedo una mascherina sul comodino. Ma che storia è questa? Cos'è successo ieri??? Ero ubriaco, ho fantasticato, ho sognato?

Devo pensare a Andrè Heller e alla sua canzone "Die wahren Abenteuer sind im Kopf":

„L'avventure vere sono nella mente,
e se non sono nella mia mente.
non sono da nessuna parte.

L’avventure vere sono nella tua mente,

e se non sono nella tua mente,

cercale!!!“

Mi alzo, vado nel soggiorno e accendo la TV. Che bello: c’è la trasmissione del „Concerto di Capodanno“ a Vienna. Ballando un valzer vado in cucina per prepararmi un caffè. Ma che cosa sento all‘improvviso? Il brano è finito e c’è un grande rumore … un applauso forte…fortissimo! Subito corro davanti al TV, è proprio cosi: La sala è piena di spettatori. Non ci posso credere!

Grazie al cielo, grazie a dio!

Buon‘anno nuovo, buona vita nuova!!! 

Giornata priva di senso?

Rosa si sveglia di soprassalto. È confusa. Che brutto sogno inquietante che ha fatto. Che cosa significano queste stelline che tormentarono la sua mente?

Si toglia dalla fronte i capelli lisci, grigi, e decide di alzarsi per incominciare una giornata ben strutturata. Prima, come di solito, c'è il corso di yoga molto apprezzato della domenica mattina. Rosa ci  tiene molto alla sua forma fisica. È tardi, perciò deve affrettarsi.

Da poco tempo si sente un po’ confusa e distratta e ci sono tante cose che non comprende.

Salendo nella sua Golf nera si ricorda della bacheca  nello studio: NIENTE CORSI FINO AL PROSSIMO MESE. Vuol dire: Yoga a casa sua, da sola!

E poi?  Si immagina una bella escursione con qualche amica. Con questo tempo sereno,  con il sole splendido, sarebbe un piacere salire sulla cima di una montagna. 'Che siano già  cresciuti i fiori? Mi ricordo di un posto pieno di fiori primaverili.'

'Dove si sono nascosti gli scarponcini e lo zaino? Devo prepararmi e non dimenticare la merenda, oppure facciamo un bel pranzo in un rifugio.'

Il telefono squilla. 'Che strano, chi potrebbe essere?' „Pronto !“ „Ciao, sono Elsa. Ti ricordi che non è possibile fare la nostra escursione ?“

'Ah, ancora non ho capito che succede. Ho la testa fra le nuvole! Potremmo fare un giro nella città se ti va? A Elsa la proposta non va, le dispiace.'

'Potrei provare a contattare Giovanna e proporre una lunga passeggiata nella foresta'.

Anche questo viene rifiutato.  'Allora, cinema (non c`è) o leggere a casa, da sola'.

Questa settimana ha già scaricato tre libri sul Kindle. Ne sceglie ancora un altro in lingua italiana per esercitarsi. Si accomoda nella poltroncina sotto la finestra e comincia a leggere. Dopo qualche minuto si perde tra le righe. Stelline multicolori si accendono all‘ improvviso nella sua mente. Ognuna di loro ha un significato simbolico particolare:  bambini, nipoti, genitori, amici, preoccupazioni, sapori, hobby……….

Rosa è inquieta nell‘intimo del suo cuore.. Non smette di cercare  all‘orizzonte questa stellina di importanza vitale per lei, ma non la trova.

Dove si è nascosta e perché non si fa vedere da molto tempo? Rosa è assolutamente convinta che è un simbolo essenziale della sua vita, deve trovarla perché questa stellina significa ME.

Forse questa giornata non era mica PRIVA DI SENSO!?

(ELISABETH)

Diario di una quarantena

Già da un mese sono a casa, non esco, non incontro nessuno. In questo mese ho imparato di conoscere meglio me stessa, di riflettere sulla mia vita e soprattutto sull’umanità. Per quel che riguarda me stessa, devo ammettere, che non ho più una giornata ben strutturata, mi sento inutile ma cerco comunque di fare il meglio della situazione. All’inizio stavo a casa in tuta, poi mi sono abituata a vestirmi – altrimenti sarei rimasta al letto tutto il giorno. Non sono una persona che rimane al letto tutto il giorno, né una, che sta sempre rinchiusa a casa. Di solito vado all’università, studio, lavoro, mi incontro con amici, esco il fine settimana volentieri – insomma non ho quasi tempo di dire le parole: mi annoio. E neanche in questa situazione particolare non ho voglia di pronunciarle. Per questo faccio tutto il giorno qualcosa, ricerche per l’università, sport con la mia squadra di calcio oppure giocare qualcosa con mia sorella.  Tra l’altro sono una persona, che progetta di solito. Avevo intenzione di andare in Italia quest’estate, di fare nuove esperienze, di vedere ancora di più d’Italia, di scrivere la mia tesi di laurea. Questo virus mi ha fatto imparare, che non tutto nella nostra vita è prevedibile e figuriamoci progettabile. Anche se mi dispiace molto di non poter fare quest’esperienza, devo arrendermi con la situazione così come è. E questo, secondo me, non devo fare soltanto io, ma anche i miei coetanei.

Siamo, purtroppo, una società di persone egoistiche, sicure di sé e di quello che fanno: vivere la propria vita, senza pensare agli altri. Facciamo di tutto per realizzare i nostri sogni, raggiungere i nostri obbiettivi, avere un lavoro stimato. Vogliamo arrivarci da soli, sentire la lode degli altri, che ce l’abbiamo fatto da soli. L’ho notato quando stavo parlando con alcune amiche, che, in questa situazione in cui dobbiamo essere tutti uniti, si stavano preoccupando della loro laurea, degli esami non dati, di feste di compleanno. Ma di che cosa stiamo parlando??? Scusate, ma secondo me ci sono cose più importanti al momento a cui dobbiamo pensare in questi tempi. Non si tratta più di pensare soltanto alla nostra vita, ma di pensare a tutti noi, e soprattutto a quelli, che hanno bisogno del nostro aiuto. Nonostante l’esempio italiano, come monito, noi qua in Austria continuiamo a minimizzare il virus, pensando troppo, anzi, soltanto a noi stessi.

Malgrado questi comportamenti insopportabili, ci sono anche lati positivi dell’isolazione. Io, per esempio, sto provando a cucinare ricette diverse. Insieme a mia mamma, preparo piatti bosniaci che, prima di quest’isolazione, non ho avuto tempo di farli. Ho preparato per la prima volta Pita, che è uno strudel salato, ripieno con formaggio, carne, patate o spinaci. La parte più difficile vedete nella foto – si tratta di preparare l’impasto ed estenderlo, cosicché possa essere riempito.

A parte dei piatti bosniaci, ho anche preparato con mia sorella per la prima volta un tiramisù, che, secondo me, era abbastanza buono. Voglio provare a fare ed esperimentare più ricette e sfruttare in questa maniera anche di questo periodo. Mio padre sta già scherzando che tra un po’ potrei anche sposarmi, visto che adesso sono capace di cucinare alcune specialità bosniache.

A parte di cucinare, ho anche iniziato a leggere di nuovo libri – libri, che non devo leggere per l’università, ma per piacere. Di solito non leggo tanto durante l’università, perché devo preparare per le lezioni universitari tanti libri. Ho, diciamo, rimparato a leggere i libri, divertendomi con loro di nuovo.

Per la mia (s-)fortuna, ho festeggiato il mio compleanno in quarantena. Ero contenta di tutti gli auguri ricevuti, da amici e parenti. Un messaggio però mi ha colpito particolarmente: Nel 2012 ho conosciuto una ragazza ecuadoriana, che ha trascorso un anno come ragazza alla pari vicino a casa dei miei genitori. Eravamo molto legate e mi è dispiaciuto tantissimo, quando se ne è dovuto andare dall’Austria. Nel 2015 ci siamo riviste in Austria, siccome lei ha fatto un semestre erasmus in Portogallo. Ogni tanto ci sentiamo, ma è difficile sentirsi durante la vita quotidiana, perché ci sono sei ore di spostamento del fuso orario tra Austria ed Ecuador.
Ma proprio il giorno del mio compleanno mi ha mandato un messaggio vocale su WhatsApp, che mi commosso fino alle lacrime. Non pensavo che mi avesse pensato, anche perché non ci siamo sentite da un bel po’. É l’esperienza più bella che io abbia vissuto in quarantena finora. Chissà quando ci saremmo sentite di nuovo, se non fosse stata per la quarantena. Il giorno dopo, infatti, abbiamo anche videochiamato ed era come se fossimo accanto una all’altra, che non fossero passati già otto anni, da quando ci siamo conosciute.

Concludendo il mio piccolo racconto sulla vita in quarantena, spero per tutti noi che quest’incubo o film di apocalisse mal girato, finisca tra un po’; che possiamo ritornare pian piano alla normalità e anche proseguire a realizzare i nostri sogni – magari badando un po’ di più ai nostri simili. Non soltanto pensare agli altri, ma anche al nostro pianeta, che l’unico vincitore della situazione in cui ci troviamo. Prendiamo questa crisi come segnale della natura, che l’uomo non è capace di regnare sopra l’ambiente e la fauna.

Riflessioni sul tempo - A.Petrini

​C’è questa condizione, la nostra, che ci sembra tanto sfuggevole nel suo presente che pare appartenere continuamente ad un passato da narrare o ad un futuro da programmare, un presente perennemente sospeso tra l’uno o l’altro, un presente caduco e, oserei affermare, inesistente. Questo tempo che scorre col suo moto inesorabile si fa beffe del mondo per un suo incedere vorticoso, o magari siamo noi a non saper ancorare al presente il suo impetuoso corso? E’ un tempo avido nel concedersi o, piuttosto, magnanimo? Possiamo rispondere a queste domande con Seneca. “Non abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto”. La vita ci dà tutto il tempo che ci occorre per non buttarla, siamo dunque noi che decidiamo se una vita sia breve o lunga, se il tempo debba essere implacabile nel suo disperdersi indietro o in avanti o, invece, esso debba essere fermato nel presente per poterlo sentire, realizzarne la sua presenza, poterlo vivere avendo consapevolezza di vivere non sprecandolo in maniera inessenziale. Il tempo può scorrere quanto vorrà e lo farà, ma siamo noi a decidere cosa deve fare intanto, così che alla fine potrà cessare senza che esso sia stato avido nel suo concedersi, e ne avanzerà anche. Ma in che modo possiamo vincere sul tempo? In che modo il tempo di una vita può bastare? Quel presente, ci dice Seneca, quell’istante che è portatore di eternità da ricercare, risiede nella saggezza. Il dominio razionale del sé rende intenso e fecondo ogni istante, la ricerca del sapere non brucia nessun attimo, ogni giorno che passa all’insegna della saggezza è una vita. Ma come le cose più preziose, e il tempo è il bene più prezioso dell’uomo, è facile dissiparlo tutto in faccende che ingannano e distraggono il dominio che dovremmo avere sul tempo, che non è mai breve se si concede a se stessi e a interrogarsi continuamente su questo sé. Questo tempo non ha a che fare con l’affaccendarsi, e nemmeno con lo sfaccendarsi. Una persona indaffarata e in preda a mille cose da fare, molte mosse dalla sua ambizione – che è sempre legata a un interesse verso il consenso degli altri – che occupa quasi tutto il tempo per gli altri o per un futuro da vivere, non lasciando quasi nulla per sé e per il presente, si troverà a vivere una vita breve anche se dovesse vivere cent’anni, perché buttando l’istante e la ricerca della saggezza, ha buttato via tutto il tempo. Non ha tempo per dedicarsi un po’ di tempo. Nella ricerca della saggezza, attraverso la filosofia, l’uomo interroga se stesso e a volte trova anche le risposte, sul senso proprio di quel tempo che, in quell’istante, lo rende partecipe, sulla comprensione profonda della vita. Non ha a che fare dunque nemmeno col tempo libero, dell’oziare o dei vizi o del viaggiare, se quel tempo non si misura con il sé, e quindi con il presente – che solo con la saggezza può essere vissuto. Non è la ricchezza, non è il potere o il successo, non è la vanità estetica cronica del nostro tempo di piacere sempre e a tutti, non è l’amore e nemmeno l’amicizia, una vita sarebbe breve e inutile in tutti questi casi, anche se avesse tutte queste cose e durasse cent’anni. Se non contempla mai la ricerca della verità, dell’amore, per la sapienza – filosofia – della saggezza, una vita sarà in ogni caso una vita troppo breve e senza tempo, un presente e un tempo mai afferrati. Tra i grandi pensatori del passato vi sono istanti di eternità, in quegli istanti si ferma il tempo, in quell’istante si raggiunge l’eternità e la morte non si teme, si è immortali. Dopo avere letto “La brevità della vita” di Seneca, tutte le faccende di un attimo prima si sono rivelate nel loro essere: dissipatrici di tempo. Potevo non morire più, o morire subito dopo, poco importava, ero un po’ più saggio e il presente si era fermato con me, su di me, per me. Avevo vissuto davvero per una buona ora. Un istante di eternità mi aveva reso immortale o non curante del tempo e della morte. Nella saggezza impareremo anche a morire, che è ben più difficile dell’imparare a vivere. L’agognata felicità, probabilmente, risiede nella saggezza, solo del saggio sarà la sua autentica rivelazione, sosteneva Seneca. A noi dunque, tra le innumerevoli faccende quotidiane fintamente utili, provare a considerare anche l’idea del tempo come primaria, irrimandabile e irrinunciabile condizione da valorizzare, ossia di rammentare, in tutto questo tempo che disponiamo, che dovremmo iniziare a vivere una nuova vita fatta di presente, di istanti, di domande e di risposte, di sapienza, di saggezza, di conoscenza, di filosofia … E poi, magari, anche grattarci la testa. Quando starà per finire il nostro tempo, se ne vorremmo ancora, vorrà dire che l’avremo sprecato, per questo quasi nessuno è pronto mai a morire, perché non gli è bastato il tempo di una vita intera. Trascorriamo il tempo e lo vediamo passare inerti, speriamo sempre che esso trascorra in fretta per fare altro – ci chiediamo spesso cose tipo “quando arriva …”, “quando finisce …”, ci divertiamo a uccidere il tempo nell’attesa che il tempo ci uccida, rimandiamo quasi sempre il tempo presente vivendo senza viverlo e rifugiandoci in un tempo assente, lo evitiamo e lo temiamo. Si vive dunque senza tempo o per un tempo troppo breve, dissipando con mille affanni ed esercizi inutili tutti gli istanti di eternità che si potrebbero vivere per davvero, perché il tempo è una condizione che non dovrebbe mai sfuggire alle nostre volontà. Ogni istante può valere una vita, un’eternità. E’ questo l’unico modo per migliorare l’umanità, l’unico modo per battere il tempo, l’unico modo per sconfiggere la morte. E’ la relatività del tempo. “Per quanto tempo è per sempre? A volte solo un secondo”.

La distanza

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Questa nuova ordinanza

mi ha prescritto la distanza.

Star separati per almeno un metro

al giorno d’oggi par molto retro.

Era più d’uso nei tempi passati

in diversi ambienti, anche privati.

Col tempo poi la società si apriva

e man mano ben si capiva

il supereffetto dell’empatia

goduta in buona compagnia,

alla distanza non si pensava

mentre ci si abbracciava.

Il virus tutto ha cambiato,

in compagnia star è sbagliato.

La gente a casa, isolata,

si sente sola e abbandonata.

L’inumana gran distanza

mi fa sentire la mancanza

di un bacio caloroso,

un abbraccio affettuoso.

Per sostituire questo calore

come faccio, oh Signore?

Che surrogati mi basteranno

per sopportare quest’affanno?

Mangiare dolci, cucinare,

leggere, scrivere, cantare?

Ma che altro potrei fare

per non troppo ingrassare?

Lo sport non è il mio forte

son più attratta dalle torte.

Potrei fare passeggiate

nelle ereme giornate

per bruciare calorie

e tramare fantasie.

Le scrivo poi e le diffondo

tra gli amici in tutto il mondo,

ciò mi compensa per la mancanza

di calore e vicinanza.

Le vittime sono i destinatari...

mi mandano a quel paese magari...

ma facendo così ho trovato il modo

di cacciar la distanza e me la godo!!!

Dolce per sé, un romanzo di Dacia Maraini

Si tratta di un romanzo epistolare, le lettere sono indirizzate ad una bambina di 7 anni, Flavia, ma la

scrittrice, Vera, una donna di 50 anni e anticonformista, non riceve mai delle risposte.

La prefazione del libro è una citazione di Leopardi, che caratterizza la scrittura, un rimpianto malinconico dei tempi passati insieme a Flavia. La buona abitudine di incontrarsi per una vacanza in montagna viene interrotta, perché Vera e Eduardo (lui ha 20 meno di Vera), lo zio di Flavia, si sono lasciati.

Tra Flavia e Vera c’è stata una relazione molta intima nonostante la differenza di età di 40 anni. Vera la

descrive con le parole seguenti: “.... tu mi tratti da amica ed io ho per te quel sentimento di attesa

trepidante che hanno gli innamorati quando gli amanti partono per terre lontane da cui non si sa se

torneranno ...”.

Il libro non ha una trama vera è propria, è piuttosto una sequenza di ricordi di episodi del passato,

riflessioni su diversi temi della vita in generale, sulla posizione della donna, sul linguaggio degli innamorati, sulle relazioni familiari ma soprattutto sulla musica, sull’esecuzione di concerti, il rapporto tra orchestra e solisti ecc. Dacia Maraini si rivela una grande intenditrice in quest’ultimo argomento.

Vorrei mettere in rilievo solo un brano che mi ha impressionato, in cui la scrittrice paragona la relazione tra lei e il compagno Eduardo ad una corda che li tiene uniti e su cui stendono le loro idee, i loro rimuginii, le loro bandiere d’amore, ma anche altre cordicelle, nastri ...del tutto estranei alla loro convivenza. Alla fine la corda non regge più e si rompe.

Il romanzo mi è piaciuto anche se per la lettura ci vuole concentrazione perché gli argomenti – pur

sempre interessanti - cambiano spesso. A volte mi sembra un po` troppo malinconico.

Il simbolo della corda l’ho adattato in senso positivo alla situazione attuale, pensando quali sono le”

cose “che posso appendere io sulla corda per rimanere in contatto con la mia famiglia. Per fortuna le

idee non mancano! -;)

Consigli di lettura: Dacia Maraini, "La lunga vita di Marianna Ucrìa"

Sono stata immediatamente avvinta dalla trama di questo romanzo: Marianna, una ragazza di 7 anni e figlia di una numerosa famiglia palermitana, viene portata dal padre al patibolo per assistere all’esecuzione di un ragazzo. Come è possibile che un padre che ama sua figlia possa fare una cosa del genere?  Lo sapremo più tardi. Marianna è sordomuta e il padre sperando di guarirla dalla menomazione la fa vivere quest’esperienza scioccante. Marianna però non è sempre stata muta, ha dei vaghi ricordi di voci e suoni, ma quando da adulta e madre di cinque figli si rivolge al fratello chiedendogli se mai in passato avesse parlato, lui lo nega. Il fratello non vuole svelare il segreto di famiglia, anzì il segreto di lui stesso, del padre e dello zio, cioè il fratello della madre. Scopriremo che all’età di 4 anni Marianna è stata violentata dallo zio, e che più avanti a volere del padre viene sposata proprio a quello zio. All’epoca lei ha 13 anni, lui ne ha 40. (Che altro toccherebbe a una ragazza sordomuta? O resta a casa in famiglia o diventa monaca.)

Marianna ha 5 figli, tra cui un maschio a cui è molto affezionata ma che muore a 4 anni a causa di una malattia. Il matrimonio è un rapporto freddo e distante e solo dopo la morte del marito ha delle esperienze amorose con il giovane Saro, il fratello di una serva, e Don Camalèo.

Pur essendo sordomuta e all’epoca riguardata una persona inferiore Marianna sviluppa una forza immensa e diventa una donna che prende le distanze dalle tradizioni della società della Sicilia settecentesca e dai doveri e regole familiari.

Qualche esempio: 

Il marito vive a Palermo ma lei preferisce stare a Bagheria ed è anche lei che dirige i lavori di ricostruzione dei palazzi.

Si circonda con gente bassa, non alza mai la mano nei confronti dei servi.

È infastidita dalle feste che durano 9 giorni di seguito come per esempio il funerale del marito e si oppone alla tradizione di portare il lutto per 30 anni, cioè più o meno per sempre.

Marianna si dedica con passione alla lettura di romanzi, si occupa anche della filosofia di David Hume, un esponente dell’illuminismo. In quei tempi la lettura veniva considerata una cosa che guasta e confonde le idee. Secondo il marito “i libri sono bugiardi”.

Marianna è una donna con una vena artistica, dipinge, scrive, legge e fa perfino costruire un teatro privato con degli affreschi a Bagheria.

Come comunica questa Marianna sordomuta? Per iscritto con bigliettini. In compenso alla sua menomazione sviluppa una capacità particolare: riesce a leggere i pensieri degli altri. Così durante una “conversazione normale” capisce i pensieri che svelano le opinioni vere delle persone.

Alla fine del romanzo Marianna lascia alle spalle la Sicilia con la famiglia e le tradizioni intraprendendo un viaggio con la sua serva preferita. Si ferma a Napoli e arriva finalmente a Roma, dove continua a vivere da sola e indipendente sebbene sia sordomuta.

Il romanzo mi ha colpito soprattutto per il fatto che una donna considerata “inferiore” nonostante le circostanze avverse  e le tradizioni rigide della società del Settecento riesca a liberarsi dalle regole e sviluppare e vivere la sua individualità.

Sarebbe stato bellissimo incontrare la scrittrice Dacia Maraini a Graz, com’era previsto per questo aprile. A proposito ho avuto l’occasione di conoscere la scrittrice tanti anni fa alla Dante Alighieri. Forse sono passati 15 o 20 anni. Chissà forse ci sarà un’altra possibilità in autunno.

Oggi vi parlo un po' di me!

Giorno 16 in quarantena. Ogni tanto non mi sembra la realtà tutto ciò che sta accadendo. Infatti mi sembra come se fosse una cosa fuori del mondo...

Sono appena tornata a casa che sono andata a fare una corsetta con papà. Quando eravamo fuori, guardando un po’ in giro, non ho visto quasi nessuno. Qua e là c’e qualcuno che fa la passeggiata però le strade sembrano quasi prosciugate. E questa purtroppo è la realtà in questi giorni. Sono giorni di buio, giorni difficili per tutti però secondo me sono anche giorni in cui siamo più vicini ai nostri cari. Giorni di cui possiamo approffitare nel modo migliore. Quando avremo così tanto tempo a disposizione di nuovo? Ora è il momento per approffitarne per bene, perché non conoscerci un po’ “tra le nostre storie” quindi?

Io sono Teodora. Il mio soprannome è Teo, anche se ne ho tantissimi altri. Ho 25 anni e abito con i miei a Kapfenberg che si trova a ca. 40 chilometri da Graz. Mi sono laureata in traduzione e interpretazione in tedesco, serbo e italiano. Ora devo pensarci bene come continuare. Mi piacerebbe fare la magistrale magari a Vienna però devo vedere ancora. Mio fratello Luka invece si è trasferito a Graz qualche mese fa dove ha appena iniziato l’università.

La mia passione sicuramente sono le lingue. Sono cresciuta bilingue con il serbo e il tedesco, anche se l’ultimo l’ho imparato all’asilo e a scuola. L’italiano invece l’ho imparato alle superiori e mi è piaciuto subito dall’inizio. Mi sono proprio innamorata della cultura e della gente. Mi è sempre piaciuto quanto rumorosi e allegri sono gli italiani. Poi nel mio secondo anno all’università ho deciso di fare l’erasmus in Italia. Mi hanno mandato a Udine.

È stata l’esperienza più bella che abbia mai fatto. Probabilmente anche perché ho conosciuto il mio fidanzato. Scherzo, sicuramente è per quello!  L’unico problema è che l’ho conosciuto due settimane prima di ritornare a casa quindi non credevo che noi due finissimo per metterci insieme. Soprattutto non dopo quella storia all’inizio...una storia divertente e un po’ imbarazzante.

Era un giorno dei soliti, mi sono svegliata, ho fatto colazione e poi ho fatto la doccia. Appena fatta la doccia, ho notato delle macchie ovunque...dalla schiena fino alle gambe, il fondoschiena incluso. Sapevo che Andrea faceva la facoltà di medicina e in quel momento mi sembrava la cosa giusta chiedere consiglio a lui. Quindi gli ho spiegato un attimo cosa fosse successo. Mi ha risposto che appena fosse tornato in convitto, sarebbe passato a salutarmi e a dare un’occhiata.

No way! Non conoscendoci così bene, gli ho risposto che non era il caso. Ha capito subito il discorso e mi ha proposto di andare in farmacia a prendere una crema o qualcosa del genere. Allora abbiamo deciso di andare assieme. Arrivati lì, ci siamo trovati davanti la farmacia chiusa. Ah che bene...not! Comunque non avevamo voglia di ritornare subito in convitto: Perché non andare a bere qualcosina quindi? Alla fine infatti siamo finiti in un bar vicino al convitto e così ha iniziato la nostra storia. Ci crediate o no, dopo più di tre anni eccoci qua ancora e non potremmo essere più felici.

Questa è la mia storia e spero di avervi fatto ridere un pochino. Comunque mi farebbe proprio piacere conoscervi di più. Se volete chiacchierare sentitevi liberi di mandarmi una richiesta di amicizia su Fb o su instagram. Restate sani e a presto! Un abbraccio virtuale!

Lenticchie e patate dolci

Una ricetta "alternativa" ma buonissima!

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Ingredienti

  • 1 cipolla

  • 1 spicchio d’aglio

  • zenzero (ca 1 cm)

  • 2 carote

  • 2 patate dolci

  • 1 scatola di lenticchie

  • 1 scatola di latte di cocco

  • 1 scatola di pomodori pelati

  • ca 250 ml di brodo vegetale

  • coriandolo, sale, pepe, curry, succo di limone

  • olio d’oliva

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Preparazione

  • tagliare la cipolla, l'aglio, lo zenzero a dadini e le carote a rondelle, far dorare tutto brevemente in olio d’oliva;

  • aggiungere il brodo, le lenticchie, i pomodori pelati, il latte di cocco, coriandolo e curry; far cuocere per circa 30 minuti;

  • dopo 10 minuti metterci le patate dolci tagliate a dadi;

  • mescolare ogni tanto;

  • alla fine mettere il sale, il pepe, e il succo di limone.

 

Buon appetito!

Dante-Kinder

Piccoli italiani

Es gibt viele "kleine Italiener", die Teil der Gemeinschaft Comitato della Società Dante Alighieri in Graz sind: Dieses Projekt ist ihnen gewidmet, um ihrer Phantasie und Kreativität Raum zu geben!

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